Quattordici brevi racconti racchiusi in un “Vangelo”.

Edoardo Monti riesce a trattare diversi temi d’attualità con verve e soprattutto senza cadere nel facile moralismo. È uno dei maggiori punti a favore di questo libro, formato da un nugolo di racconti molto brevi e che, perciò, riescono a essere letti anche in poco tempo, con alcuni che restano impressi nella mente del lettore.

È il caso della storia che apre la raccolta, “Non lavoravo”, che affronta il tema del lavoro da un punto di vista diametralmente opposto rispetto a quello solito, sulla carenza dello stesso. Qui un uomo ricco deve “far finta” di lavorare per essere accettato dalla società.

Molto particolare “Movimento per la vita”, nella quale il tradimento viene visto sotto un’ottica poco battuta dagli scrittori, e che lascio scoprire a chi leggerà l’opera. In generale, se i temi sono quelli “soliti”, è il punto di vista a essere più originale, rendendo la raccolta di racconti piena di sorprese.

“La civiltà delle lauree”, “I peccati” e “La tragedia” affrontano di nuovo il tema del lavoro, con risultati del tutto diversi: il primo mi ricorda alcune storie grottesche di Auguste de Villiers de L’Isle-Adam, con un titolo di studio assurdo per poter fare l’idraulico; il secondo richiama un po’ il film “Tutta la vita davanti” di Paolo Virzì, non solo per l’ambientazione in un call center; infine il terzo è incentrato sul terrorismo, o meglio sulle conseguenze dl terrorismo, ma visto sempre in chiave grottesca.

Più che quattordici racconti però, credo sia di tredici racconti e una postfazione: l’ultima storia è infatti più catalogabile come lettera dell’autore rivolta ai lettori, per un finale che lascia il fruitore con il sorriso sulle labbra. Sorriso già presente a partire dalla lettura del titolo del libro, con il cerchio che quindi si chiude perfettamente.