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Sventura – Chuck Palahniuk (Recensioni)
Cosa può fare il potere unito a una cattiva interpretazione?
Continua con “Sventura” la Divina Commedia di Chuck Palahniuk, il Purgatorio della tredicenne sovrappeso Madison dopo l’Inferno di “Dannazione”. Questa volta, a indicare una ideale continuità con “Diary”, in cui lo stile di scrittura usato dal romanziere statunitense era rappresentato da pagine di un diario, Madison si mostra attraverso un blog, in cui riporta ciò che le accade.Il romanzo inizia con lei bloccata sul pianeta Terra. I due genitori, Antonio e Camille Spencer, salgono in cattedra fondando una religione piuttosto particolare, lo Zoticonismo, che consiste nel dire sempre ciò che si pensa, tutto condito da improperi vari. Dato il loro ascendente sull’infinita schiera di seguaci, la nuova religione diventa subito virale, ma si tratta di una cattiva interpretazione di una telefonata tra Madison e il padre quando lei era ancora relegata nel regno di Satana e riportata in “Dannazione”: lì la figlia aveva consigliato al padre di dire parolacce e comportarsi male per poter approdare all’Inferno dopo la morte, e i suoi dettami diventano appunto una religione.
Tra la sua gente, la tredicenne reincontra le amiche della scuola svizzera in cui aveva imparato un gioco pericoloso (che è poi la vera causa della sua morte, dovuta a un cappio fatto di preservativi di Hello Kitty messole addosso da Goran, il fratello adottato che ha gravi turbe psichiche). Ha a che fare con il nonno Ben, causandone la morte, in seguito a un episodio illuminante sull’innocenza di Madison mascherata da ragazza con una lunga esperienza di vita alle spalle.
Il culmine, sia dal punto di vista narrativo che da quello della piacevolezza di lettura, si raggiunge con la gigantesca isola di plastica, ispirata alla vera isola di rifiuti di plastica al largo dell’Oceano Pacifico, e modellata a somiglianza di Madison. Qui si consumerà l’atto finale, con l’arrivo di Satana in persona e i fuochi d’artificio che chiudono il libro con un emblematico “Fine?”
Come ho già detto nella recensione di “Dannazione”, le caratteristiche dei personaggi sono ricorrenti nelle opere di Chuck Palahniuk: potenti e con una folta schiera di seguaci. Accade fra gli altri in “Fight Club”, “Rabbia” e “Senza veli”, segno da una parte che la formula è vincente, dall’altra che l’autore avrebbe bisogno di un nuovo, vero, inizio, per non incorrere nel “già letto”.
Titolo originale
|
Doomed |
Autore
|
Chuck Palahniuk |
Anno pubblicazione
|
2013 |
Lingua originale
|
Inglese |
Genere
|
Horror |
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 15 ottobre 2015 alle 08:00, ed è archiviato come horror, Recensioni. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |