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Romanzo criminale – Giancarlo De Cataldo (Recensioni)
Un successo iconico sia nel romanzo che nella trasposizione su grande schermo.
Per alcuni libri, come questo, è difficile scindere la storia narrata dai fatti reali a cui fa riferimento ed è complicato da giudicare e recensire. Per quanto di genere diverso, si può dire lo stesso de “Il sangue dei vinti” di Giampaolo Pansa o “Un uomo” di Oriana Fallaci.
Dal punto di vista narrativo, ci troviamo di fronte a un testo dannatamente valido, soprattutto grazie alla formazione dell’autore applicata alle vicende narrate. “Romanzo criminale”, uno dei maggiori lavori di Giancarlo De Cataldo, tratta difatti, per quanto romanzata, la vera storia della banda della Magliana, gruppo malavitoso resosi responsabile di numerosi omicidi e che dal 1975 al 1995 circa ha tenuto in scacco Roma per la vendita di droga, tanto che i personaggi, con nomi di fantasia, sono riconducibili a membri reali del clan. A portare tutto su carta, De Cataldo, un giudice che ha ben studiato le indagini sulla banda prima di “inventare” quanto presente nel corposo libro, miscelando storia italiana, dal sequestro di Aldo Moro alla strage della stazione di Bologna, e finzione.
Il Libanese, il Freddo, Dandi, Bufalo, Secco, Scrocchiazeppi, Nero, Nercio e molti altri, sono tutti tasselli di due gruppi che si incontrano e convergono per caso in un solo organo malavitoso di inaudita potenza. All’inizio sullo sfondo, ma via via sempre più presenti, il Maestro, il Vecchio, Zeta e Pigreco, personaggi più o meno inseriti nel tessuto politico dell’epoca, e che appoggiano il clan dedito a spaccio di droga, estorsioni e molto altro. Gli appoggi politici non fermano il giudice Borgia e il commissario Scialoja, pronti a tutto pur di fermarli, e che con l’aiuto di Patrizia, donna contesa tra Dandi e appunto Scialoja, e il Sorcio che diventa pentito, minano alle fondamenta il gruppo, già indebolito dalla morte del Libanese.
Ma nemmeno questo basta a estirpare il male rappresentato da Dandi, ormai capo assoluto, e gli altri, o almeno così sembra. Per capire tutto, bisognerebbe sia leggere il libro che vedere il fortunato film del 2005 di Michele Placido, con Kim Rossi Stuart, Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria e molti altri talentuosi attori (ho avuto modo di incontrare Riccardo Scamarcio e Gianmarco Tognazzi, e chiacchierare brevemente con loro del film stesso), e ancora vedere la serie televisiva iniziata nel 2008 a regia Stefano Sollima. Tra loro, piccole ma sostanziali differenze, che vanno apprezzate fino in fondo.
Cito, infine, un’altra opera dello stesso De Cataldo, “Suburra”, segno che lo scrittore di origine tarantina conosce molto bene l’argomento, tanto da appassionare il lettore. Tra l’altro “Suburra” contiene particolari interessanti, se confrontato con “Romanzo criminale”: ne è stato tratto un film, che nel cast vede Pierfrancesco Favino ed Elio Germano, presenti anche in “Romanzo criminale”, e ne è stata tratta una serie televisiva. Ma se per “Romanzo criminale”, il film era diretto da Michele Placido e la serie tv da Stefano Sollima, per “Suburra” il film è diretto da Sollima e la serie tv da Placido.
Titolo originale
|
Romanzo criminale |
Autore
|
Giancarlo De Cataldo |
Anno pubblicazione
|
2002 |
Lingua originale
|
Italiano |
Genere
|
Pulp |
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 19 settembre 2017 alle 08:00, ed è archiviato come pulp, Recensioni. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |