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Recensione: Misery – Stephen King
Alcuni romanzi di Stephen King hanno visto la loro fama oscurata dalla trasposizione cinematografica. Non è il caso di tutte le storie trasposte sul grande schermo, ma per Misery è senz’altro così. La pellicola Misery non deve morire, del 1990 (nella versione americana il titolo era lo stesso del libro) è assolutamente da vedere, forte anche del Golden Globe e del premio Oscar vinto dalla protagonista nel 1991, una magnifica Kathy Bates nel ruolo di Annie Wilkes.
Annie nel romanzo (e nel film, ovviamente) è un’infermiera che salva da morte certa lo scrittore Paul Sheldon, dopo che quest’ultimo ha avuto un incidente dovuto alla strada coperta di neve. Paul ha appena finito di scrivere una nuova storia, Bolidi, mentre la precedente, Il figlio di Misery, è ormai in fase di pubblicazione. Ma chi è il personaggio di Misery? Come per Sherlock Holmes, uscito dalla penna di Arthur Conan Doyle, è la creazione che sta distruggendo il creatore, un personaggio così forte da oscurare la stella di Paul Sheldon.
Paul decide quindi di riprendersi la carriera “uccidendo” Misery Chastain ne Il figlio di Misery, e qui si inserisce Annie Wilkes, che si dimostra essere un’infermiera affetta da gravi turbe psichiche, con un passato da serial killer. Poco dopo che lo ha salvato dall’incidente (e costretto temporaneamente su una sedia a rotelle) lui capisce che “la sua fan numero uno”, come lei si definisce, lo ha anche segregato per averlo tutto per sé.
La situazione però precipita quando finalmente l’ultimo romanzo di Misery, personaggio che Annie adora, viene pubblicato e lei lo legge. In preda alla rabbia più cieca, costringe Paul a scrivere un nuovo romanzo in cui deve tornare in vita, e gli fa bruciare l’unica copia esistente di Bolidi, perché pieno di parolacce ma soprattutto successivo alla morte della sua eroina.
Lo scrittore deve accettare e si dà alla stesura de Il ritorno di Misery, con una falsa partenza che è una vera e propria lezione per ogni scrittore esordiente: il libro precedente si conclude con Misery nella tomba, ma quello scritto durante la reclusione, per la fretta di Paul Sheldon di togliersi dai guai e farla contenta, inizia con lei viva e vegeta. Annie Wilkes, ed è questa la lezione, gli dice semplicemente: “Così è una truffa. Misery era in una bara, è da lì che devi cominciare.”
Ci si avvia velocemente verso il finale, tutto d’azione e reso benissimo nella pellicola del 1990, tre anni dopo la prima pubblicazione, di Rob Reiner (già regista di Stand by me – Ricordo di un’estate, anch’esso tratto da un lavoro di King). Qualche piccola differenza c’è, come l’amputazione del pollice, non presente nel film, o il cambio dal taglio del piede (nel romanzo) alla rottura di entrambi i malleoli. Ma Rob ha trasposto fedelmente la storia, aiutato dalle doti di James Caan nel ruolo di Paul e dalla pluripremiata Bathes nel ruolo di Annie.
Titolo originale
|
Misery |
Autore
|
Stephen King |
Anno pubblicazione
|
1987 |
Lingua originale
|
Inglese |
Genere
|
Thriller |
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 4 aprile 2012 alle 09:11, ed è archiviato come Raccolta Stephen King, Recensioni, thriller. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |
circa 10 anni fa
a quanto pare sono la sola persona al mondo a non avere apprezzato la trasposizione cinematografica