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Recensione: L’occhio del male – Stephen King
L’occhio del male è il romanzo che ha “tradito” l’autore di Carrie nel suo uso dello pseudonimo di Richard Bachman. Questo perché, come dice lo stesso King, “gli altri romanzi li aveva scritti Richard Bachman, questo Stephen King”. La storia, infatti, si discosta molto dai topoi a cui Bahcman ci aveva abituato, romanzi pubblicati mantenendo un basso profilo per scelta dello stesso scrittore del Maine. Ma dopo la pubblicazione di quest’opera, un libraio si insospettì e scoprì tutto, complice forse anche un passaggio del libro nel quale lo stesso Re del Brivido viene nominato, “questa storia somiglia a un fottuto romanzo di Stephen King”. Un’autocitazione che gli costò cara o, forse, lo liberò da un peso, come anche ha avuto modo di affermare in alcune interviste successive.
Rispetto alle società post apocalittiche di “L’uomo in fuga” e “La lunga marcia”, le vicende accadono in una tranquilla città americana, dove l’obeso avvocato William Halleck vive con la moglie. Proprio lei un giorno gli concede un rapporto orale mentre lui è alla guida: le conseguenze sono tragiche, quando una zingara attraversa la strada e l’uomo la nota troppo tardi per evitarla.
Grazie ad alcune amicizie, tra cui il giudice e il capo di polizia, ne esce pulito al processo, ma fuori dall’aula un vecchio zingaro, Taduz Lemke, lo tocca sussurrando dimagra. Da qui in poi, l’avvocato perde peso, anche quando si accorge che qualcosa non va e assume cibi che in teoria dovrebbero farlo ingrassare nuovamente.
Il peso è scandito lungo le pagine del libro, durante le quali si svolge la sua ricerca per capire cosa gli stia succedendo: va dal giudice e lo trova trasformato in uomo-lucertola, mentre al capo della polizia sta letteralmente cadendo a pezzi la faccia. Il giudice gli conferma di aver visto lo zingaro, e che la trasformazione in lucertola è iniziata nel punto esatto in cui è stato toccato. Poco dopo si suicida, mentre William mette alle strette lo zingaro, anche grazie a un amico malavitoso.
La donna investita era la figlia 70enne di Taduz, a sua volta 130enne, che ha agito per senso di giustizia. William, ormai deperito e al limite della follia, afferma che l’unica persona meritevole di questa fine sarebbe dovuta essere la moglie Heidi, che con la sua iniziativa ha dato il via al concatenarsi di eventi. Lo zingaro gli propone una via d’uscita per passare la maledizione a lei, ma non tutto va come previsto.
Gran bel romanzo, ma per nulla simile ai precedenti di Bachman: forse King all’epoca fu tradito dal “periodo horror” (di quegli anni sono “Pet Sematary” e “Christine”, due dei romanzi più puramente horror della sua produzione). Più di dieci anni dopo, nel 1996, Tom Holland ne fece un film, mantenendo lo stesso titolo.
Titolo originale
|
Thinner |
Autore
|
Stephen King (Richard Bachman) |
Anno pubblicazione
|
1984 |
Lingua originale
|
Inglese |
Genere
|
Horror |
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 29 febbraio 2012 alle 10:28, ed è archiviato come horror, Raccolta Stephen King, Recensioni. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |