Quali sono i voli pindarici che Vincenzo Calò compie quando scrive? Difficile a dirsi, ma almeno col suo ultimo libro possiamo perderci fra le pagine.

C’è una frase, nella prefazione (a firma Sergio Tardetti) del libro di Vincenzo Calò, “La sicurezza e il pensiero cardiopatico”, che a mio avviso descrive bene il modo in cui l’autore crea. “L’ispirazione sembra scaturire direttamente da situazioni oniriche indotte e/o autoindotte”. Credo che sia anche uno dei punti forti.
È un punto forte perché non si può incanalare la poesia di Vincenzo Calò su strade prestabilite, l’autore troverà sempre il modo per uscirne e prendere viottoli di campagna pieni di mistero e fascino. A volte basta una parola, come in “Ricezioni di politico sforzo, ci dividono / per banalizzare il disagio di un frutto di stagione” (dalla poesia Ritardi), mentre altre, come L’ira da spiegare, salta continuamente, lungo tutto il componimento, per creare qualcosa di unico.
Uno dei temi maggiormente dibattuto è legato al mondo politico, con le sue contraddizioni che Calò sembra non perdonare. Ma a permeare tutto sembra esserci un humus che rende vivo il libro (non a caso diviso in due parti distinte, ovvero Sicurezza, poi Pensiero cardiopatico), e in cui le situazioni oniriche dettano il tempo.
Non mancano i rimandi, anche ai libri precedenti dell’autore: “I chiodi che piangi, per fissare piaceri corrisposti / al riserbo dormiente / fanno grigie acrobazie”, della poesia Nelle periferie, mi ha ricordato un tema importante di “In un bene impacchettato male”, che Vincenzo Calò ha pubblicato nel 2014, segno di una continuità che esclude il caso nella sua produzione. Ogni pagina, ogni riga è studiata nei dettagli, così che il lettore possa essere preso in giro, se mi passate l’espressione, ma solo per essere portato in un luogo non casuale. Un gioco di magia, se vogliamo.
D’altronde, fin dal suo esordio letterario, “C’è da giurare che siamo veri…” del 2011, Vincenzo Calò ci ha abituato a uno stile peculiare e riconoscibile in poche righe. Ed è un traguardo a cui pochi arrivano.
Ho provato a chiedergli quale sia il suo metodo di scrittura.
D: Il tuo stile è un misto tra prosa, poesia e flusso di coscienza. Hai un metodo quando scrivi, nella scelta di alcune parole o figure allegoriche che all’apparenza non sono connesse col resto, o ti lasci trasportare dal momento?
R: Diciamo che faccio paura perché in fondo sono… un libro aperto. E poi vado di fantasia in base all’attualità, destinazione purgatorio gira e rigira. Gioco con le parole esistenzialmente, quando la realtà non emoziona pur essendo assolutamente rilevante, è come se volessi immortalare un elemento moderno e sfuggente, uscirebbe quel niente di chiaro, quel tutto da descrivere, in un tempo soggettivo, in un messaggio da memorizzare e basta, dovendo rivolgerlo sotto l’aspetto sentimentale, fino a socializzare, perdermi dentro e stare né bene né male.

Titolo originale
La sicurezza e il pensiero cardiopatico
Autore
Vincenzo Calò
Anno pubblicazione
2020
Lingua originale
Italiano
Genere
Silloge di poesie
Editore
Bertoni
VN:F [1.9.5_1105]
Valutazione: 5.0/5 (5 voti)
La sicurezza e il pensiero cardiopatico - Vincenzo Calò (Recensioni), 5.0 out of 5 based on 5 ratings

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