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Intervista alla regista Rossella Piccinno
Quando si guarda un film, non sempre ci si sofferma sul lavoro che c’è dietro, su quanta dedizione c’è stata e quanto tempo è stato impiegato. Un quesito che non nasce nemmeno vedendo i titoli di coda, tanti nomi che scorrono sullo schermo. Eppure anche per un cortometraggio c’è un lavoro grandissimo, a partire dalla sceneggiatura, alla realizzazione, passando per la scelta delle luci, degli attori, e quant’altro. Oggi, a parlarci dei suoi progetti e dare consigli agli “esordienti”, la regista Rossella Piccinno, che vive e lavora a Lilla, in Francia.
D: A quali registi ti sei ispirata per il tuo lavoro?
R: Una domanda complicatissima, ci sono dei registi che restano di riferimento generale, che ho perché seguo il cinema, e ci sono dei registi miei preferiti. Quando vai a fare un lavoro cerchi delle referenze specifiche. Quindi generalmente i miei punti di riferimento sono dei registi classici, come Roman Polanski, Krzysztof Kieslowski, Michelangelo Antonioni, Theo Angelopoulos o Ingmar Bergman. Io sono anche un’appassionata di cinema sperimentale quindi dall’altro lato mi piacciono moltissimo Carmelo Bene, Kenneth Anger, e i registi del cinema underground. Per Hanna e Violka, il mio ultimo lavoro, mi sono ispirata a dei registi, meno conosciuti, che ho incontrato ai festival. Ci sono state delle cose che ho visto e che mi hanno toccato. Per esempio un documentario che mi aveva colpito era stato USA vs Al-Arian di Line Halvorsen, una regista e amica norvegese, che ha fatto questo documentario seguendo i personaggi, facendo anche delle interviste con un taglio a cui io mi sono appunto ispirata. Poi Carolina Ribas, messicana, con il suo film girato in Palestina. Nel mio caso, Hanna e Violka è un film un po’ ibrido, perché ci sono delle parti in cui seguo semplicemente la vita dei personaggi, delle altre in cui li intervisto, trovando così una via personale per realizzare il film.
D: Per quanto riguarda i progetti futuri, stai già lavorando su qualcosa?
R: In realtà ho già girato un nuovo film, ancora inedito. Ho appena finito di realizzare in Francia un cortometraggio di fiction, su pellicola super16 millimetri, con degli attori francesi in una foresta. È un soggetto diverso, affronta la fatica di crescere, la delusione delle aspettative disattese. Per il prossimo anno sto lavorando, nel nord della Francia, a un progetto per una istallazione interattiva, che ha a che fare con il passato operaio della città in cui vivo.
D: Qualche consiglio per un neofita che vuole dedicarsi a questa arte?
R: Si impara facendo, e quindi semplicemente provare, fare, non scoraggiarsi, e sopratutto guardare dei film d’autore, non la televisione, non fiction, cercare di costruire un immaginario con dei riferimenti saldi. È chiaro che prima bisogna prendere un linguaggio classico, e poi trovare il proprio linguaggio. Molti giovani guardano troppa televisione, e poi fanno dei cortometraggi che hanno un aspetto molto televisivo, poco cinematografico. Se uno vuol fare cinema, deve prima di tutto guardare cinema.
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 8 ottobre 2010 alle 06:45, ed è archiviato come La voce dell'esperto, Le interviste. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |