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In viaggio nella Terra dei Trulli
Parte da Alberobello un viaggio tra Trulli, natura e storia
I Trulli sono abitazioni che affondano le loro radici nel quindicesimo secolo, quando la Puglia faceva parte del regno di Napoli, e venne imposto agli abitanti di queste zone di costruire edifici a secco, senza ricorrere alla malta. La popolazione indigena optò per un tetto conico e con pietre addossate le une alle altre, dando vita ad abitazioni solidissime, un po’ come i resistenti muri a secco del Salento.
Ad Alberobello ha avuto base il mio viaggio alla scoperta di questi edifici, che nascondono molto più di quel che può sembrare a una prima occhiata: ho potuto visitarne alcuni adibiti a museo e devo dire che sono rimasto favorevolmente stupito. Nulla è lasciato al caso, nemmeno le figure riprodotte sul tetto o la punta che può presentare molte varianti a seconda degli abitanti originari della casa.
Ovviamente con il passare dei secoli sono rimaste “solo” strutture che richiamano centinaia di migliaia di turisti, grazie anche ai paesaggi e agli scorci che si possono ammirare. Ciò non vale solo per Alberobello, poiché la Terra dei Trulli si estende fin quasi a Bari e tocca Martina Franca, in provincia di Taranto. Sono anche andato in escursione a Polignano a Mare e a Noci, altri due centri universalmente riconosciuti come Terra dei Trulli (che, ricordiamolo, sono stati riconosciuti come Patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO) dove magari i tetti a cono erano meno presenti, ma spuntavano qua e là per dar vita a paesaggi incantevoli, arricchiti dai Trulli che li rendevano unici, come potete ammirare dalle foto che corredano l’articolo.
Capitolo cibo: le Murge offrono peculiarità culinarie di indiscusso spessore, che avevo già avuto modo di assaggiare durante qualche serata organizzata da Slow Food, ma che ho potuto riscoprire in loco. L’enogastronomia si snoda tra ottimo pesce sulle zone costiere a insaccati dal sapore deciso, o ancora a verdure che vengono servite in modo ottimo dai ristoratori del luogo. In particolare, ho potuto gustare un piatto non certo locale, la faraona al foie gras, ma arricchito da uno squisito contorno di verdure autoctone, che esaltavano il sapore della carne, senza però che nessuno dei sapori prendesse il sopravvento. E come si può giudicare dall’ultima foto non ero il solo ad apprezzare il cibo locale.
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 8 ottobre 2014 alle 08:00, ed è archiviato come Parole al vento. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |