La frenetica scrittura di Francesco Pierucci in un romanzo “on the road”.

Ho già recensito il giovane scrittore napoletano, Francesco Pierucci, in occasione del suo esordio letterario, una raccolta di racconti dal titolo “Dieci piccoli passi”. E proprio da quell’opera parte questa, “Il passo in più” del titolo, l’undicesimo.
Il prologo e i primi capitoli sembrano quasi autobiografici, per le citazioni che fa del suo primo libro, ma sfociano nella narrativa pura in alcuni particolari fondamentali per la trama. Uno scrittore in crisi creativa da tanto, troppo tempo, dopo mille tentativi per tornare a scrivere si mette in viaggio, in cerca d’ispirazione. Non ha il problema dei soldi perché la sua unica opera, che si chiama appunto “Il passo in più”, è stato un clamoroso successo editoriale e di vendite. Nel corso del viaggio incontrerà i personaggi più disparati, a partire dallo sceneggiatore Charlie Cough, ispirato forse all’attore John Goodman. Charlie diventerà un vero amico, ma gli incontri continueranno, cito solo il significativo Ezra Turner, quasi nella fase finale del viaggio.
Molte le citazioni, cinematografiche e non. Tutta l’opera rimanda ovviamente al vissuto dello stesso Francesco Pierucci, ma anche a “Sulla strada” di Jack Kerouac, di cui lo stesso autore dice: “Sembravo il Kerouac dei poveri”. Tra le pagine si trova anche altro, come il “cesso più sporco di Edimburgo”, che rimanda a Trainspotting di Irvine Welsh, o ancora quando, in prigione, il protagonista dice di chiamarsi Jack Torrance, come lo scrittore di “Shining”, opera di Stephen King.
I luoghi che visita sono simbolici: a pochi giorni di viaggio in automobile troviamo una sorta di Las Vegas e il laghetto di bauxite che si trova a Porto Badisco, in provincia di Lecce. Una cartina non reale ma che rende il viaggio più onirico e letterario. Buon esordio su una storia di ampio respiro, in cui le sbavature sono davvero poche e irrilevanti. Non era scontato, non tutti sanno scrivere altrettanto bene lunghi romanzi e brevi racconti.

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