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Diary – Chuck Palahniuk (Recensioni)
Il genio di Palahniuk approda su un’isola su cui aleggiano strani segreti e un sacrificio umano.
Chuck Palahniuk si sposta dalle ambientazioni urbane di “Fight Club”, “Rabbia” e altre sue opere, per sconfinare nell’horror puro portandoci su un’isola abbastanza particolare. L’isola è un’ambientazione usata anche da autori come Stephen King (per “La tempesta del secolo“) in quanto può essere tagliata fuori dal mondo con dei piccoli e verosimili escamotage.
Su quest’isola, Waytansea, ha già nel nome il suo destino. La pronuncia è la stessa di “Wait and see”, ovvero “Aspetta e sta a guardare”. E gli abitanti, in pratica, fanno questo, attendendo una persona speciale che, ogni tre generazioni circa, ha il compito di salvarla. Ma questo Misty, la protagonista, non lo sa fino a oltre metà del libro, nel più puro stile Palahniuk: tiene un diario da far leggere al marito, Peter Wilmot, nel caso quest’ultimo esca dal coma seguente al tentativo di suicidio, nel quale scrive tutto, dal suo lavoro di cameriera all’hotel dell’isola, alla sua passione per la pittura, alle cose strane che inizia a vedere e vivere. Infatti il marito, che lavorava rimettendo in sesto case, faceva “sparire” stanze, murandole e lasciando all’interno deliri scritti sui muri. Tutto questo mentre lei ha passato l’infanzia a disegnare posti immaginari, che poi si sono rivelati in tutto e per tutto identici all’isola Waytansea.
Il lettore si trova di fronte il diario, diviso per paragrafi introdotti dalla data in cui sono scritti, e questo è l’andazzo per, appunto, più di metà del libro. Poi si capisce, sempre dalle note, che c’è molto oltre, e le stanze scomparse sono usate anche per scrivere strane cose su una strana leggenda dell’isola. La nuora di Misty la esorta più volte di rimettersi a disegnare, mentre una delle vittime delle murature estreme del marito Peter, Angel Delaporte, inizia ad aiutarla per capire cosa c’è dietro, letteralmente, le stanze sigillate.
Si arriva così al colpo di scena che cambia le carte in tavola, con Misty che scopre di avere molto in comune con altre due pittrici celebri passate sull’isola e al passato di Angel Delaporte, che fa vacillare il piano studiato dagli isolani. Ottima la scelta di Chuck Palahniuk, dopo il gran finale, di prendersi qualche pagina per spiegare bene cosa è successo, invece di lasciare i finali semiaperti del suo libro più famoso e della maggioranza degli altri.
Titolo originale
|
Diary |
Autore
|
Chuck Palahniuk |
Anno pubblicazione
|
2003 |
Lingua originale
|
Inglese |
Genere
|
Horror |
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 14 maggio 2013 alle 10:00, ed è archiviato come horror, Recensioni. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |