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Dal Big Bang ai buchi neri – Stephen W. Hawking (Recensioni)
Poco più di 200 pagine bastano al celebre scienziato per parlare di passato, presente e futuro dell’universo.
Un recente classico delle pubblicazioni scientifiche, portato avanti da uno degli studiosi contemporanei più famosi al mondo. In una sola frase, ecco “Dal Big Bang ai buchi neri – Breve storia del tempo”. Stephen W. Hawking, che ha dedicato la sua vita alla fisica teorica e allo studio dei buchi neri, è riuscito con questo saggio a esprimersi in uno stile fruibile per addetti ai lavori e non, forse la dote maggiore dell’intera opera.
Parte da lontano nella sua dissertazione, dalla teoria di Tolomeo con la Terra ferma al centro dell’universo, a quella di Copernico, passando da Galileo Galilei e Isaac Newton. Albert Einstein ha, ovviamente, un ruolo preponderante, infatti Hawking spiega che tutto parte dalla teoria della relatività e dalla celeberrima formula E = mc².
Da allora, però, la domanda principale sulla vera natura dell’universo ha avuto anche altre risposte con la fisica quantistica e la scoperta dei buchi neri. I capitoli su questa “singolarità” dell’universo sono quelli che permettono all’autore statunitense di inserire qualche aneddoto sulla sua vita privata, perle tra le pagine altrimenti zeppe di interessanti nozioni scientifiche. D’altronde, come spiega, i tempi dei “tuttologi” sono passati e ogni studioso deve scegliere la sua piccola branca. La sua scelta, i buchi neri, ha portato a scoperte rivoluzionarie (come la Radiazione di Hawking), ma ben intessute nel percorso della sua particolare vita, dovuta all’atrofia muscolare progressiva e, come se non bastasse, a una banale polmonite che ha avuto come conseguenza una tracheotomia e la perdita definitiva della voce.
Particolarmente significativa la parte in cui parla di come Dio possa aver avuto un ruolo nell’origine della vita umana. Sembra smontare tutte le teorie di stampo religioso, ma alla fine lascia uno spiraglio aperto, in quanto sono ancora tantissime le domande senza risposta.
La domanda, quindi, sul perché l’universo è così, pur con risposte fumose, arriva a una conclusione più che condivisibile, dettata dal principio antropico debole: “In un universo infinito nello spazio e nel tempo, le condizioni necessarie per lo sviluppo della vita intelligente si troveranno solo in certe regioni che sono limitate nello spazio e nel tempo. Gli esseri intelligenti presenti in queste regioni non dovrebbero perciò sorprendersi nel constatare che la regione in cui essi vivono soddisfa le condizioni necessarie per la loro esistenza.” Più in breve, vediamo l’universo così perché, se fosse diverso, non saremmo qui a contemplarlo.
Assunto semplice, e allo stesso modo Stephen Hawking si auspica che sia semplice la grande teoria unificata su cui ancora si lavora da decenni: secondo lui, la condizione fondamentale è che dovrebbe essere immediatamente intuibile.
Uno spaccato illuminante sulle scienze e sulla vita di Hawking, che non si è fatto mancare qualche sfizio, come le sette apparizioni (finora) al telefilm “The Big Bang Theory”. Per i più curiosi, le puntate sono le seguenti: 5×21, 6×6, 7×20, 8×14, 9×17, 10×9, 11×1. Nella 6×6, non si vede in volto ma se ne sente solo la voce metallica, proveniente dal programma ACAT, Assistive Context-Aware Toolkit, costruito apposta per lui.
Titolo originale
|
A Brief History of Time |
Autore
|
Stephen W. Hawking |
Anno pubblicazione
|
1988 |
Lingua originale
|
Inglese |
Genere
|
Saggio |
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 16 ottobre 2017 alle 08:00, ed è archiviato come Recensioni, saggio. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |