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Chi perde paga – Stephen King (Recensioni)
L’omicidio di un celebre scrittore è solo l’antefatto di una vicenda contorta.
Il personaggio del detective in pensione William Hodges funziona. Lo si nota da questo romanzo, il secondo della trilogia a lui dedicata dopo “Mr. Mercedes”, e che lancia molti segnali per il terzo e ultimo capitolo.
Stephen King, con “Chi perde paga” (reso molto meglio nel titolo originale, Finders keepers, con una traduzione italiana che penalizza questa componente), riesce non solo a narrare la storia del giovane Pete Saubers, alle prese con un tesoro sepolto, e di Morris Bellamy, il criminale che lo ha sepolto, ma fa molto di più.
In breve, Morris Bellamy, ossessionato dal personaggio di Jimmy Gold, nato dalla penna del genio John Rothstein, scrittore ritiratosi in una grande casa dopo aver raggiunto un successo senza precedenti, va a derubarlo. Il suo obiettivo non sono però solo i soldi, bensì anche le numerosissime Moleskine che lo scrittore nasconde in cassaforte, e su cui pare abbia scritto anche un quarto romanzo su Jimmy Gold, dopo i tre pubblicati ormai decenni prima.
Lo affronta, non contento della fine che fa il ribelle Jimmy Gold nel terzo romanzo, e lo uccide. Ruba soldi e i taccuini di Rothstein, ma prima che possa leggere questi ultimi viene arrestato per un altro crimine, stupro. Mentre è in carcere, dove ci resta per 36 anni, il piccolo Pete Saubers, figlio di una delle persone rimaste ferite nel massacro di Mr. Mercedes, e con una situazione economica non florida, trova il baule nel quale Bellamy ha nascosto tutto prima di farsi arrestare. Dopo aver usato i soldi per far superare ai genitori il brutto momento, decide di usare anche i taccuini di John Rothstein, con gli inediti, per venderli e dare un futuro alla sorella Tina. Ma Bellamy esce di prigione, libero, e cerca il baule, trovandolo vuoto. Ormai impazzito, elimina qualsiasi ostacolo per arrivare di nuovo alle agognate moleskine, mentre Bill Hodges con i fidi aiutanti Jerome Robinson e Holly Gibney indaga sull’accaduto.
I richiami a “Misery”, con la fan impazzita, sono palesi, ma attraverso il detective Hodges e i suoi ricordi, diventa un libro che si può leggere anche senza conoscere “Mr. Mercedes”. Com’è ovvio, per capire tutte le citazioni, meglio arrivare al secondo capitolo dopo il primo, ma ogni personaggio recita la sua parte per rendere la lettura fruibile ed emozionante.
Ottimo il finale, in cui il bene vince in attesa del terzo capitolo, ma c’è un prezzo da pagare (ed è lì che il titolo “Chi perde paga” acquista un senso, seppur meno potente del già citato titolo originale).
Ultimo, ma non per importanza, Brady Hartsfield, l’assassino del primo libro, ridotto a un vegetale e controllato in una stanza ospedaliera. Bill Hodges va a trovarlo in clinica, lasciando, come le briciole di pane di Pollicino, segnali in vista del terzo romanzo della trilogia. Perché pare che Brady si stia risvegliando, e che il colpo che lo ha quasi ucciso abbia attivato aree della sua mente, facendogli sviluppare la telecinesi, ricordando in alcuni passaggi “L’incendiaria”. Una svolta paranormale che rende l’ultimo libro, “Fine turno“, ancor più atteso.
Titolo originale
|
Finders Keepers |
Autore
|
Stephen King |
Anno pubblicazione
|
2015 |
Lingua originale
|
Inglese |
Genere
|
Thriller |
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 21 ottobre 2015 alle 08:00, ed è archiviato come Raccolta Stephen King, Recensioni, thriller. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |