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Bologna, gioiello incastonato tra arte, cultura e buon cibo
L’Italia ha un gran numero di posti degni d’interesse. E lo sono ancora di più se, come accade a Bologna, la parte storica è ben tenuta.
Ogni città ha le sue peculiarità o talvolta primati, e Bologna, stando solo ai meri dati, ha il primato di essere stata la prima al mondo a ospitare un’università (tanto che ancora adesso è conosciuta come città universitaria). Ma il bellissimo capoluogo dell’Emilia-Romagna è solo un insieme di numeri? Ovviamente no, tutt’altro.
Ci sono stato nei mesi scorsi, non per la prima volta, anche se non sono mai riuscito a salire sulla Torre degli Asinelli (costruita in pochi anni nel dodicesimo secolo), la torre pendente più alta d’Italia con i suoi 97 metri a fronte dei “soli” 57 della Torre di Pisa. Ho potuto ammirare il complesso delle due torri, appunto quella degli Asinelli e la vicinissima Torre della Garisenda, oltre a passeggiare per il centro, ma questa volta le due torri le ho trovate chiuse per manutenzione.
Mi sono sempre piaciute le città con una parte storica molto sviluppata e curata, come accade a tante città del Belpaese. L’Italia ha una storia millenaria, fatta di arte, cultura e pure buona cucina, diciamolo, ma a memoria la prima volta che sono andato a Bologna ci sono stato per vedere wrestler del calibro di Rob Van Dam, Batista, Chris Benoit e The Undertaker in diversi incontri di wrestling della WWE (correva l’anno 2007, il 15 aprile, Chris Benoit in particolare sarebbe morto nel grave caso di cronaca con lui protagonista un paio di mesi più tardi, il 24 giugno, e Undertaker aveva la cintura massima di campione della WWE, per l’ultima volta in carriera).
Da allora ci sono tornato, per vedere altri punti storici, come Monte Sole, Marzabotto, il piccolo cimitero poco distante e quel che resta della chiesa di San Martino. Monte Sole è stato il teatro di uno dei più gravi eccidi dei nazisti, quando ormai la seconda guerra mondiale volgeva al termine, ma la cosa che mi ha colpito di più è stato vedere il luogo in cui sorgeva la Linea Gotica. Tento di restare aggiornato, di leggere e studiare molto, ma alcune cose vanno viste, non c’è altro modo. La Linea Gotica poteva trovarsi soltanto lì, e solo lì si sarebbero potute decidere le sorti della guerra, per quel che concerne la zona felsinea: il colpo d’occhio metteva praticamente tutti i soldati visibili dai rispettivi avversari grazie alle alture nelle immediate vicinanze. È stata una grande partita a scacchi in cui veniva decisa la sorte del conflitto, solo che uno dei due schieramenti conosceva benissimo la zona, l’altro no.
L’ultima volta in cui sono andato a Bologna, in realtà ho visto poco o nulla, per non ripetere le uscite in posti già visitati in passato, e quindi siamo andati ad ammirare la casa di Lucio Dalla, assolutamente peculiare e che dice molto del suo proprietario. Un’esplosione di colori e oggetti assurdi, in cui Lucio Dalla accumulava tutto ciò che lo affascinava, come i celebri presepi napoletani.
Lucio Dalla è tra i figli di Bologna più famosi al mondo, una città che amava come fa anche lo scrittore e presentatore televisivo Carlo Lucarelli, di cui ho un libro autografato, “Almost Blue”, appunto ambientato a Bologna, e in cui i famosi portici diventano quasi parte della trama.
Ho parlato di arte, storia e spettacolo. E la cucina? È chiaramente un altro fiore all’occhiello dell’Emilia-Romagna, specialmente per chi mangia carne. La cacciagione ha un ruolo centrale, ma anche le verdure coltivate in loco hanno un sapore squisito, e così i numerosi vini DOC e DOP, per non parlare del tartufo, di cui ho fatto sempre grandi mangiate quando sono stato lì. In particolare, ho scoperto alcune cose sui cinghiali e i cervi, per quanto riguarda la cacciagione.
La caccia al cinghiale, di fatto, non ha più grossi periodi di fermo come prima, perché come tutti vediamo, gli esemplari sono così numerosi che invadono le città. Ma perché sono così tanti? Occorre specificare che il cinghiale originale è sempre più raro (e la differenza si sente, l’ho mangiato diverse volte, anche in altre regioni, ad esempio a Castelmezzano in Basilicata) rispetto a quello spurio che c’è ultimamente. Non si conoscono le dinamiche scatenanti, ma il maiale comune ha mescolato la sua razza con il cinghiale. Se quest’ultimo faceva circa 4-5 cuccioli ogni parto, il maiale ne fa molti di più, anche 20, e quindi il numero degli esemplari è aumentato in modo esponenziale. Tra l’altro, la nuova razza che sta pian piano soppiantando la vecchia è molto più aggressiva del cinghiale “originale”. Discorso quasi opposto per il cervo: un cacciatore non ha libertà di sparare a qualunque cervo veda: a margine di un complesso schema che ha sotto controllo la fauna, a pochissimi cacciatori viene assegnato un capo ciascuno, spesso maschio, perché magari malato, con zoppia o vecchio, e il cacciatore può abbattere solo il “suo” cervo. Ad esempio, il proprietario di un ristorante-rifugio a 1000 metri di altezza in cui siamo stati a pranzare nel corso della mia visita più recente a Bologna era anche cacciatore, ma il cervo non stava in menu perché lui non aveva ancora trovato l’animale a lui assegnato.
Non è stato un problema: abbiamo mangiato bene, è stato un bel momento, come tutti quelli passati in zona.
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 27 dicembre 2024 alle 08:00, ed è archiviato come Parole al vento. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |