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Arancia meccanica – Anthony Burgess (Recensioni)
Anthony Burgess dà vita ad Alex, personaggio ripreso magistralmente da Stanley Kubrick.
Questa volta parliamo di un romanzo che, grazie anche al film che ne è stato tratto, non ha certo bisogno di presentazioni. Ha moltissime chiavi di lettura, ma quella principale, sottolineata anche dal suo autore, Anthony Burgess, è che un uomo deve sempre essere libero di scegliere tra bene e male: togliergli la possibilità di scelta lo rende, come recita appunto il titolo, un’”arancia meccanica”, ovvero capace solo di alcune azioni, e quasi su comando.
La cosa che colpisce di più è il linguaggio usato da Alex e sai suoi soma (nel film diventeranno Drughi, espressione ripresa dalla tifoseria juventina), tanto che per giorni ho pensato a questo come a un libro “cinebrivido”, uno dei termini più presenti. Giusto per fare un esempio, una delle frasi celebri del film, quella sui geni che usano l’ispirazione, è così: “Ma quando fummo sulla strada locchiai che pensare è per i tonni e che i falchi usano invece l’ispirazione o quel che Zio manda.” Ed è uno dei passaggi meno criptici.
Alex è un quindicenne con la passione per la musica classica e per l’ultraviolenza, cioè raid di violenza gratuita che compie insieme ai suoi tre amici. Tutto questo fin quando viene arrestato per l’omicidio di una vecchina, tradito dai suoi amici e condannato per il reato commesso. La sua voglia di uscire lo porterà ad affrontare la Cura Ludovico, nel momento che più si avvicina alla distopia pura, nel corso del libro. Questa cura è stata messa a punto per spegnere l’istinto violento, istinto che in lui non si era sopito nemmeno dietro le sbarre, come un evento spiega bene.
Riesce alla perfezione: la vista di filmati violenti, accompagnati alla musica giusta (gli scienziati fanno bingo quando accompagnano un filmato con la Nona di Ludwig Van Beethoven) porta Alex a un vero e proprio blocco nei confronti della violenza. Solo che cessa di essere se stesso, come Anthony Burgess sapientemente riesce a farci capire.
Peccato che le maglie troppo strette della censura abbiano “costretto” l’autore ad aggiungere un capitolo finale che sembra sul serio messo lì per far felice la critica, del tutto avulso dal resto, fin dal modo di parlare di Alex.
Stanley Kubrick, come detto, nel 1971 darà un cognome al protagonista, che diventerà Alex DeLarge, e gli darà il volto di Malcolm McDowell, creando una pellicola che è più di una pietra miliare: per me è la pietra di paragone per tutti i film sulla violenza, da Fight Club in poi.
Se la censura ha colpito il libro, ha lasciato intatto il film, per un finale molto più vicino alle volontà di Burgess.
Titolo originale
|
A Clockwork Orange |
Autore
|
Anthony Burgess |
Anno pubblicazione
|
1962 |
Lingua originale
|
Inglese |
Genere
|
Pulp |
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 28 febbraio 2013 alle 08:51, ed è archiviato come distopia, pulp, Recensioni. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |