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Alice, il paese delle meraviglie e lo specchio, il fenomeno pop
Forse nemmeno il suo autore avrebbe pensato che le avventure di Alice riuscissero in una sorta di record: ispirare tutto il mondo artistico e anche quello scientifico.
Nel recensire “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll, ho tentato di imbastire un argomento che, mi sono reso conto, meritava un discorso a parte. Quello del lascito nel mondo dell’arte che ha avuto nel corso di più di 150 anni.
Nel mondo della musica, il numero di artisti che si è lasciato ispirare è stato massivo: i Beatles, Marilyn Manson, Taylor Swift e Caparezza sono solo alcuni degli artisti che hanno preso spunto dalle avventure di Alice. Se per i Beatles parla da solo il titolo di una canzone, “I am the walrus” (The Walrus and the Carpenter, il tricheco e il falegname, è una delle filastrocche più famose, presente in “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò”), per Caparezza “Il mondo dopo Lewis Carroll” mostra una Alice che ha perso il controllo di se stessa a seguito dei viaggi allucinogeni dei libri. Marilyn Manson lo ha usato come sfondo a numerosi pezzi dell’album “Eat me, drink me”, mentre Taylor Swift ha intitolato una canzone “Wonderland”, termine che torna spesso, non foss’altro per il titolo originale del primo libro, “Alice’s Adventure in Wonderland”.
Nel teatro, basti pensare che “Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” è stato scritto nel 1865, e nel 1886 già era stata messa in scena la prima trasposizione teatrale, “Alice in Wonderland”, stesso titolo di molti film sull’argomento.
I film, appunto. Dal 1903 in poi anche la macchina hollywoodiana ha cominciato a omaggiare l’opera di Lewis Carroll, e nel corso di più di un secolo registi come Tim Burton e attori o attrici (Christopher Lloyd, già Doc nella trilogia “Ritorno al futuro”, l’attrice premio Oscar Whoopi Goldberg e Johnny Depp fra gli altri) sono stati ben contenti di essere parte della storia.
Io stesso, nel campo della narrativa, mi sono lasciato ispirare per scrivere “Paziente Zero”, racconto giunto terzo in un concorso letterario.
Ma forse la cosa più particolare è la cosiddetta ipotesi della Regina Rossa, con il personaggio del secondo libro che ha ispirato il biologo Leigh Van Valen nel 1973. In pratica, questa ipotesi evolutiva afferma che tutti gli esseri viventi devono sempre correre per trovarsi nello stesso posto (cosa che fa anche la Regina Rossa in un importante passaggio del libro). Ovvero, che l’evoluzione di una specie deve procedere sempre e a passo spedito, perché altri organismi e condizioni esterne si trasformano continuamente. In caso non ci fosse un’evoluzione continua, si andrebbe velocemente incontro all’estinzione perché non verrebbe più garantita la sopravvivenza alle mutate condizioni.
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 30 settembre 2023 alle 08:00, ed è archiviato come Senza categoria. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |