Chi segue Zerocalcare sa quanto spazio, diluito nelle numerose opere, sia destinato a Lady Cocca, la madre. Ma il padre, rimasto in ombra fino ad adesso, è al centro di questo libro.

I lettori abituali di Michele Rech, fumettista romano conosciuto col nome di Zerocalcare, hanno bene in mente Secco, Sara, Cinghiale, Armadillo e naturalmente la gallina Lady Cocca, Genitore 1, la madre. Sono i personaggi più continui a fare da spalla a Zerocalcare stesso, ma in “Quando muori resta a me” il protagonista è il padre.
La papera, Genitore 2, era sempre rimasto in ombra, ma l’autore decide di affrontarne le varie sfaccettature e la (vasta) profondità del personaggio, anche aiutandosi con vari escamotage, come il lungo viaggio in macchina, loro due da soli, padre e figlio. La meta è il paesino da cui proviene la famiglia, Merin sulle Dolomiti, nel profondo Nord Italia: Zerocalcare e il padre devono andarci per vedere cosa è successo alla casa (al momento del padre, ma quando morirà resterà al figlio), dove a seguito di un problema idraulico si è verificato un danno al sistema elettrico. In mezzo, la Storia, come l’autore di Rebibbia ci ha abituato. In particolare, la gioventù del padre e della madre del fumettista, con le lotte al sistema nel bel mezzo degli anni di piombo, che hanno funestato il nostro paese tra gli anni ’70 e gli anni ’80 (e di cui si trova qualcosa in “Romanzo criminale” di Giancarlo De Cataldo).
Una danza che coinvolge anche tempi più passati, fino alla diatriba tra Merin e Larai antecedente alla prima guerra mondiale, affrontata anch’essa nel corso delle vicende. Gli antenati di Zerocalcare, infatti, sono in faida non solo con i cittadini di Larai, ma anche con alcuni altri abitanti, un tempo amici, di Merin stesso.
Salti nel passato e nel presente, continui, che man mano danno un quadro sempre più completo della storia familiare, della Storia italiana e del famigerato Giorno di Merman, datato 1988, con un allora piccolo Michele Rech di cinque anni. Poco dopo quella data, i genitori di Zerocalcare divorziarono (altro fatto reale che l’autore mette nelle pagine). Ma c’è un problema: se Zerocalcare e Genitore 1, la madre, ogni tanto parlano di cose profonde, con Genitore 2 non avviene la stessa cosa, perché… Sia il fumettista che Genitore 2, il padre, sono maschi, e i maschi non esternano i propri sentimenti fra loro. È la legge. Ironica, alla maniera del pluripremiato autore che ha firmato anche due serie Netflix fino ad adesso, ma l’ironia non manca mai.
Molto tempo è passato dai semplici fumetti, se così vogliamo definirli, come “Dodici”, ma “Quando muori resta a me” non è nemmeno “Kobane Calling” o “No Sleep Till Shengal”, dalla forte valenza sociale. Ricorda in parte “Dimentica il mio nome”, altrettanto toccante, ma per adesso è un unicum nel corposo lavoro di Zerocalcare. Se volete conoscere qualcosa in più sul padre e sulle sue lotte interiori, non avete che questa opera.
Tra l’altro, a mio parere, nell’immaginaria classifica dei personaggi più amati del suo mondo, Genitore 2 fa un salto in avanti notevole: fino ad adesso, compariva qua e là per dare un momento leggero alla trama principale, restandone sempre fuori, un testimone silenzioso di ciò che succedeva, senza pensieri propri. Ma con “Quando muori resta a me” cambia tutto. E va letto innanzitutto per questa ragione.

Titolo originale
Quando muori resta a me
Autore
Zerocalcare
Anno pubblicazione
2024
Lingua originale
Italiano
Genere
Fumetto
VN:F [1.9.5_1105]
Valutazione: 5.0/5 (3 voti)
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