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La medicina della scrittura (4° parte). L’importanza dei classici
Partiamo dal punto in cui ci siamo fermati la volta scorsa. Avete avuto questa idea, state lasciando fermentare ma non succede nulla. Di conseguenza, vi informate, leggete qualcosa, per favorire la fermentazione e la trasformazione da immagine di un particolare a figura d’insieme.
Per questo passaggio, per tutti gli altri che andremo ad affrontare, e in generale per cultura, possono soccorrerci i classici, da quelli propriamente detti ai “classici recenti”.
Se vi piace un determinato genere, cercate di non leggere solo la produzione contemporanea, ma partite dagli albori, dalla nascita in senso assoluto. Vi piace l’horror? Dean Koontz è sì un ottimo narratore, ma date un’occhiata ad Edgar Alla Poe, al suo racconto Eleonora, a Il crollo della casa Usher, al Corvo, a tutti gli altri.
Oppure pensate a “Frankeinstein”: la storia risale al 1816, cortesia di Mary Shelley. L’apporto di quel romanzo al personaggio, ormai quasi mitologico, della Creatura, è imprescindibile.
Se, per esempio, ci troviamo in alto mare con l’idea, l’immagine ben precisa di un insetto intelligente che soffre per il suo stato, leggere La metamorfosi di Kafka può aprirci un mondo, può farci capire con precisione come si sente l’insetto della nostra idea. In questo caso, caldamente consigliato non scopiazzare platealmente, ma strizzare l’occhio alla storia originale per dare una nuova chiave di lettura, per far virare la storia verso una nuova direzione.
Le citazioni sono fra i particolari più apprezzati dal lettore vorace. Matt Groening, ideatore de I Simpson, è uno dei maggiori fautori delle citazioni, ce ne sono a bizzeffe nelle puntate della gialla famiglia americana. Che sensazione provate, voi fruitori, quando ne riconoscete una particolarmente difficile?
Lo stesso vale per i classici, che hanno quindi una triplice funzione:
- far aumentare le nostre conoscenze, la nostra cultura;
- potenzialmente, sbloccare un’idea che staziona allo stato embrionale;
- la possibilità di usarli, in maniera intelligente, per inserire dotte citazioni nella storia.
Come detto, questo vale anche per i “classici moderni”, come “Sulla strada” di Jack Kerouac, considerato il manifesto della beat generation. Mescolare gli stili, passando da Shakespeare alla prosa pazzoide dello scrittore americano, potrebbe creare davvero qualcosa di unico.
Tutto questo passa da una sola azione. Leggere, leggere, leggere.
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 16 marzo 2011 alle 10:23, ed è archiviato come Corso di scrittura, Parole al vento. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |
circa 13 anni fa
hasta la lettura, siempre! 🙂
circa 13 anni fa
beh pablo ogni tanto do un occhiatina al tuo mega corso eheh comunque interessante bravo,mi dispiace per l’ultimo episodio,purtroppo tu conosci la situation!
Beh di kerouack citerei anche i vagabondi del dharma un romanzo davvero bello letto tanti anni fa,tu l’hai mai letto?
circa 13 anni fa
Subito dopo “Sulla strada”. Per me è raro leggere molti libri dello stesso autore, ma “I vagabondi del Dharma” è quasi obbligato, dopo il suo capolavoro.
Come… chiamiamolo il primo capitolo della saga, si fa leggere e non annoia. Molto bello e godibile lettura