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La medicina della scrittura (10° parte). Lo stile
Se mi state seguendo dall’inizio di questo corso di scrittura creativa, avrete letto nella scorsa lezione che principalmente si può scrivere in prima o terza persona. Ma non è l’unica scelta da fare, quanto allo stile di scrittura. Basti pensare alle differenze tra un’opera di William Shakespeare e una di Howard Phillips Lovecraft, tanto per farvi un’idea.
Allora, quale stile dobbiamo utilizzare per il nostro romanzo? Quanto pathos mettere, quanta ironia, quante descrizioni e quanti dialoghi?
Una formula scientifica per i giochi linguistici non esiste, ovviamente. Il fatto è che, probabilmente, se siete arrivati al punto di poter sviluppare la vostra storia, avere i personaggi e l’ambientazione, questi tre elementi vi suggeriranno lo stile giusto per l’occasione. Stephen King, a margine di una sceneggiatura che aveva scritto (La tempesta del secolo), qualche tempo fa disse che non aveva lavorato sull’opera in vista di una riduzione a film (come poi comunque è accaduto) ma perché la storia che aveva in mente andava scritta solo così, non aveva avuto scelta.
Allo stesso modo, saranno i vostri personaggi a “chiedervi” quale stile adottare. Ma potete, e dovete, fare attenzione e intervenire per migliorare il racconto o il romanzo che state scrivendo.
La parola d’ordine in questo caso è semplicità. Semplicità come forma di rispetto verso il lettore, che non deve solo leggere una parola dietro l’altra per arrivare alla fine. Deve lasciarsi assorbire dalla storia, e troppe citazioni, uno stile particolarmente barocco, non aiuta il fruitore.
Gli orpelli sintattici servono, sono una gemma preziosa nell’economia della storia, ma come ogni gemma preziosa deve essere qualcosa di raro. Il rischio, eccedendo con passaggi troppo ricercati, è dare l’impressione di volersi fare belli, di dare importanza a noi stessi, noi autori, più che alla storia. È la cosa più simile a un peccato mortale, nel mondo della scrittura, che può portare il lettore a chiudere definitivamente il libro.
Gli stili di scrittura devono essere funzionali alle vicende: delicati se la storia è delicata, rudi se il racconto lo richiede.
Come evitare di incappare in errori del genere? Prima di tutto seguire le voci che sentiremo a questo punto, con la storia stessa che ci consiglierà quale stile adottare, e poi saper ripulire dove serve.
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 2 maggio 2011 alle 08:57, ed è archiviato come Corso di scrittura, Parole al vento. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |