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L’estetica, la filosofia e la verità dei libri – Parte prima: l’estetica
Il libro, strumento spirituale
Stéphane Mallarmé
(citato da Julio Cortázar in Teoria del tunnel)
Introduzione.
Il presente articolo, in tre parti, si propone di tratteggiare alcune questioni preliminari relative all’estetica e all’ermeneutica. Non essendo questo un luogo (un sito, appunto) di filosofia, ma di arte e di letteratura, talune problematiche saranno affrontate in maniera solo tangenziale, ma illustrate comunque in modo accessibile a tutti i lettori di Arteggiando.
La parola “estetica”: la sua nascita e alcune sue derivazioni.
Consistendo nella scienza del bello e delle arti, l’estetica ha origini molto antiche, ma una prima trattazione sistematica si fa risalire solo all’opera Aesthetika del filosofo tedesco Baumgarten, che pubblicò, tra il 1750 e il 1758, una teoria del bello. In quest’opera l’idea del bello è considerata come una percezione confusa, un sentimento. Tale “con-fusione” consiste in una fusione di più elementi che partono dai sensi e coinvolgono lo spirito. La “sensibilità” di cui si parla, cioè, opera a un doppio livello: da un lato, abbiamo la sensibilità intesa come esperienza sensibile (ovvero inerente ai sensi della percezione); e dall’altro abbiamo la sensibilità come sentimento. E “sentire”, si badi, si dice in greco aisthànomai [αἰσθάνομαι]; mentre “sensibilità” o “sensazione” si dice invece àisthesis [αἴσθησις].
Pensiamo, ora, ad alcune derivazioni del termine usate in campo medico e letterario, come “anestesia”, da anaisthesìa [ἀναισθησία], che è propriamente quel che rimanda all’insensibilità e a ciò che rende insensibili, all’anestetico, che affievolisce i sensi e inibisce la percezione. Sempre in medicina abbiamo poi la parola “sinestesia”, che letteralmente è un “con-sentire”, un “sentire o percepire insieme” e che deriva da synaisthànomai [συναισθάνομαι, verbo composto da σύν, che vuol dire “con, insieme” + αἰσθάνομαι]. In medicina, dunque, la sinestesia è “l’attivazione simultanea di due o più sensi quando solo uno di essi venga stimolato” (e che può essere dovuta a una patologia, come pure all’uso di droghe quali la mescalina). In neurologia e in psicologia, inoltre, la sinestesia è quel fenomeno sensoriale-percettivo per cui una sensazione relativa a un certo senso viene attribuita a un senso diverso.
L’accostamento di diverse percezioni sensoriali in contrasto, infine, può essere espresso anche in poesia, col ricorso alla figura retorica detta anch’essa sinestesia. Si veda, in proposito, il celebre passo dantesco (Inferno, I, 58-60):
tal mi fece la bestia senza pace,
che, venendomi incontro, a poco a poco
mi ripigneva là dove ‘l sol tace.
Assodato, dunque, che l’estetica – a qualsiasi livello noi intendiamo questa parola – non riguarda la mera esteriorità e men che meno il solo senso percettivo della vista (l’estetica, cioè, non concerne soltanto le arti figurative ma anche, ad esempio, le discipline musicali; così come, analogamente, una persona esteticamente bella non è solo chi risulta piacevole alla vista, ma anche chi ha una bella voce o un buon odore), abbiamo preparato il terreno per procedere con le teorie estetiche successive a quella di Baumgarten, di cui si daranno alcuni cenni nella seconda parte di questo articolo.
Andrea Corona
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Andrea Corona il 13 aprile 2012 alle 17:01, ed è archiviato come Parole al vento. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |