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Il fascino di Corfù
Cronaca del mio viaggio in Grecia.
L’estate scorsa sono stato a Corfù, una delle isole Ionie. Ero già stato in Grecia sedici anni fa, ma questa volta ho optato per una meta meno caotica delle Cicladi, tra Ios, Naxos e il resto dell’arcipelago.
La meta del viaggio è stata decisa da un’offerta da non rifiutare grazie ai prezzi vantaggiosi e alle offerte che abbondano tutto l’anno, ma in special modo tra luglio e agosto. C’è da dire innanzitutto che la casa che avevamo affittato si trovava a Doukades, un minuscolo paesino a due chilometri da Paleokastritsa e, se alla vigilia ho un po’ storto il naso per la distanza dal mare, col senno di poi la scelta si è rivelata azzeccata, grazie alla partenza in nave, su cui ho imbarcato la macchina. In più ho potuto visitare la piazzetta e i vicoli del paesino e capire cosa sia sul serio la Grecia avulsa dal concetto di turismo.
In questo modo, infatti, ho potuto visitare non solo il convento di Paleokastritsa, oltre a una spiaggetta locale incantevole, ma anche Sidari, Roda, Kassiopi e Ypsos. Tutto molto bello e rilassante, con due posti su tutti: Ypsos, incantevole meta turistica in cui, oltre a godere di un magnifico mare, ci sono diverse scelte quanto a vita notturna, e Roda. Qui in particolare ho avuto la fortuna di chiedere alle persone giuste, i due gestori di un bar, come raggiungere la spiaggia. I due, parlandomene come se fosse un complotto, oltre a illustrarmi la più gettonata, mi hanno indicato anche un lillipuziano spazio che si apriva sul mare, difficile da raggiungere (l’infinita scala scavata nella pietra non era adatta a persone in là con gli anni o con problemi di deambulazione), e poi mi hanno chiesto dove volessi andare. Ovviamente ho optato per il “posto segreto”, che si è rivelato essere una spiaggia lunga una ventina di metri, con un grosso scoglio a dividerla in due, e su cui c’erano meno di dieci turisti.
Risalendo, sono passato a ringraziarli, anche se i “grazie” li ho ripetuti spesso con la popolazione locale: intanto non c’erano problemi di lingua, tutti parlavano un po’ d’italiano, e poi la loro caratteristica maggiore, la gentilezza, non ti dava problemi a far loro qualche domanda. Gentilezza che tastavamo con mano già dalla mattina, perché la nostra casa confinava con quella di due coniugi che ogni giorno ci salutavano in greco e ci offrivano il caffè locale. Ora, mi preme specificare che di tutti i caffè bevuti all’estero, questo era l’unico davvero buono, a differenza ad esempio di quello bevuto in Messico.
Non sono mancate mete culturali, come il Kaiser Throne, il Trono di Kaiser, a Pelekas, un piccolo sito archeologico dal quale si poteva ammirare un tramonto spettacolare, e che in alcuni punti, i più alti, permetteva una visione dell’Albania e della penisola greca da mozzare il fiato.
La capitale, Kerkira, era forse quella meno “autentica” quanto a popolazione, ma al contempo tra chiese e castelli ci ha permesso di passare una bella giornata alla scoperta della storia del posto, in cui le varie dominazioni, dalla napoletana alla veneziana, passando da quella francese, hanno arricchito il posto rendendolo un potpourri di cultura tutta da scoprire.
Come non parlare poi della loro cucina? Infatti me ne occupo qui.
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 2 dicembre 2014 alle 08:00, ed è archiviato come Parole al vento. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |