- Home
- Dodici
- Chi sono
- Paolo Merenda
- Presentazioni letterarie
- Pubblicazioni
- Al di sopra di ogni sospetto
- A Levante – Etica-Estetica
- Racconti per il Natale 2015
- Note di storia e cultura salentina 2015
- In Bilico – Storie di animali terrestri
- Cafè des artistes
- Caffè Blues – 2° Art Cafè
- Caffè Blues – 1° Art Cafè
- Note di storia e cultura salentina
- Antologia “Fortunato Pasqualino”
- Talkink
- Scrivono di me
- VIP shots
- Categorie
- Corso di scrittura
- 1. La terapia dell’arte
- 2. Per chi (e perché) si scrive
- 3. L’idea
- 4. L’importanza dei classici
- 5. Leggere
- 6. I personaggi
- 7. L’immedesimazione nei personaggi
- 8. L’ambientazione
- 9. Il punto di vista
- 10. Lo stile
- 11. L’importanza di documentarsi
- 12. Rispetto per il lettore
- 13. Lo sviluppo della storia
- 14. I dialoghi
- 15. Sospensione
- 16. La fine
- 17. Riscrittura
- 18. Blocco dello scrittore, case editrici e ultimi appunti
- 19. Il mondo dell’editoria
- 20. Racconto o romanzo?
- 21. Promozione e pubblicità dell’opera
- Scrivere è vita – Viaggio nel mondo della scrittura
- L’arte è rivoluzione
- Recensioni
- Contattami
- Disclaimer
Il custode delle reliquie – Vittorio L. Perrera (Recensioni)
Da Vittorio L. Perrera a Dan Brown il passo è breve.
Se fosse ambientato in una grande città americana invece che a Otranto, Maglie e paesi limitrofi, un lettore meno attento alla copertina penserebbe di trovarsi tra le mani la nuova opera di Dan Brown invece che l’esordio letterario di Vittorio L. Perrera, pseudonimo dietro al quale si cela Pier Francesco Liguori. Al pari delle avventure di Robert Langdon, l’opera di Liguori rientra pienamente nel genere giallo archeologico, con una base religiosa ben radicata.
Siamo nel 1979, e l’archeologo Vittorio Perrera, giovane fiorentino, viene invitato dal rettore della sua università a unirsi al gruppo di giovani colleghi presenti a Otranto, alle prese con uno scavo molto particolare. Vittorio coinvolge i due fidanzati Marzia Piperno e Giorgio Torrini, con quest’ultimo che nell’arco della storia si “divide”, mostrando due sfaccettature ben differenti: giovane avvocato penalista che aiuta l’amico Vittorio man mano che le scoperte aumentano, e appassionato di cucina. L’autore, nelle pagine in cui Giorgio è ai fornelli, trova il modo di parlare della cucina salentina, delle peculiarità culinarie come rustici, pittule o pasticciotti, ma anche ricette più elaborate. Pagine che possono quasi essere prese e usate come ricettario, e che alla fine danno un’idea ben precisa delle mille varietà di cibi salentini.
Ma c’è altro: durante le loro passeggiate, i personaggi si trovano di fronte gli edifici locali, quelli che hanno una storia da raccontare, e che lo scrittore Perrera racconta davvero bene. Chiese, piazze, edifici privati, sono un tutt’uno con le vicende, si lasciano compenetrare dagli eventi, anche nella fase in cui la storia si sposta dal Salento a Firenze. Ma il mare di Otranto, la chiesa degli ottocento martiri, il mosaico della chiesa stessa, continuano ad aleggiare, come l’Uomo Calvo, o il cavaliere Geoffroy de Montbéliard, i cui appunti portano il gruppo di amici, tra avventure, abbondanti libagioni e storia del Salento, sino al finale, che come ne Il codice da Vinci, si sviluppa tra colpi di scena e l’improvvisa consapevolezza che non tutto era come sembrava.
Titolo originale
|
Il custode delle reliquie |
Autore
|
Vittorio L. Perrera |
Anno pubblicazione
|
2010 |
Lingua originale
|
Italiano |
Genere
|
Thriller |
Editore
|
Ananke |
Se ti è piaciuto quello che hai letto aiutaci a diffonderlo. Clicca qui -->
Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 16 agosto 2013 alle 08:00, ed è archiviato come Recensioni, thriller. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |